Hai l’impressione di subire mobbing sul lavoro? Ecco tutti i dettagli su come procedere: chi lo fa rischia anche l’arresto.
Sul luogo di lavoro possono sorgere degli atteggiamenti che non fanno affatto bene al lavoratore. Essere vittima di mobbing sul lavoro è una questione delicata che colpisce soprattutto le donne, anche se gli uomini non ne sono esenti. Proprio per questo motivo è doveroso agire il prima possibile per non dare spazio a chi vuole rovinare la stabilità emotiva e psicologica.
Il mobbing comprende tutti quei comportamenti continui e volontari messi in atto dai colleghi o dal datore di lavoro. Lo scopo di chi esegue questa pratica è quello di emarginare il lavoratore o la lavoratrice costringendo poi alle dimissioni. In sintesi, si effettua una distruzione psicologica tramite offese, attacchi verbali, rimproveri plateali e altro ancora.
Affinché si possa parlare di mobbing sul lavoro bisogna fare ricorso a 4 elementi: la ripetizione dei comportamenti per almeno 6 mesi, il danno alla salute fisica e mentale, il nesso causale tra le vessazioni e il danno, la volontà persecutoria del mobber. In presenza di questi 4 elementi bisogna agire in fretta per fermare questo atteggiamento: ecco cosa fare.
Il mondo del lavoro contempla anche delle situazioni assolutamente illegali come il mobbing. In questo scenario possono finirci sia gli uomini che le donne ma secondo dei recenti dati forniti dall’Inail ben l’82% delle donne denunciano dei disturbi psichici generati dal lavoro.
I lavoratori e le lavoratrici che subiscono mobbing sul lavoro devono immediatamente segnalare tale situazione ad uno sportello anti-mobbing e, se è il caso, chiedere aiuto anche ai centri antiviolenza. A questo percorso si può affiancare anche quello di esporre il caso pubblicamente tramite social, tv, giornali o radio.
Molto spesso le lavoratrici subiscono anche molestie, minacce e tanto altro che possono far nascere l’ipotesi di reato, che conduce la vittima ad esporre denuncia all’autorità giudiziaria competente. Dal punto di vista civile, la donna può depositare ricorso al Tribunale del lavoro e chiedere un risarcimento per i danni subiti.
Prima di dare il via alla causa è necessario dimostrare due aspetti: di essere vittima di una condotta del genere da diverso tempo e che le vessazioni abbiano effettivamente danneggiato la salute fisica e/o mentale. L’indicazione da non dimenticare è quella di valutare gli elementi a disposizione come eventuali testimoni, certificati medici che attestino di essere in cura da uno psicologo.
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