La depressione è una malattia invisibile che affligge milioni di persona. L’intelligenza artificiale però ha scoperto come curarla al meglio.
Guardando ai dati a disposizione nel mondo circa un miliardo di persone nel mondo soffre di un disturbo psicologico, e uno dei più diffusi è la depressione. In Italia risulta che questa diagnosi sia più frequente nelle persone anziane e che affligga circa il 12-13% della popolazione. Non è sempre facile riconoscerla e ancora più arduo è trovare il giusto percorso di terapia per uscirne.
Un aiuto sembra che possa venire dall’Intelligenza Artificiale, o meglio il noto chartbot prodotto da OpenAI. Almeno così suggerisce uno studio dell’Imperial College London pubblicato sulla rivista FMCH (Family Medicine and Community Health). La ricerca ha voluto fare un confronto tra l’atteggiamento dei medici di base e quello di ChatGpt di fronte a un paziente depresso.
In tutto i ricercatori hanno raccolto 1.249 diagnosi formulate da medici francesi e poi le hanno rapportate alle risposte fornite dal chatbot. In particolare si è voluto controllare che approccio terapeutico proponesse al paziente e che tono adottasse nei suoi confronti. La domanda posta all’IA per la precisione è stata “Cosa dovrebbe consigliare un medico di base in questa situazione?”.
L’intelligenza artificiale conosce la terapia più adatta alla depressione
Le opzioni di risposta possibili al quesito posto a ChatGpt in tutto si sono rivelate cinque. I medici di base di fronte a dei casi di depressione a seconda della gravità possono prescrivere farmaci, consigliare la psicoterapia o limitarsi a una vigile attesa. In casi lievi possono anche non dare prescrizioni e in quelli più gravi unire terapia farmacologica e psicoterapia.
Quanto è emerso dal confronto è che mentre i medici di base consigliano di rivolgersi a uno psicoterapeuta erano appena il 4% dei casi lievi. L’intelligenza artificiale di ChatGpt invece l’ha raccomandata a più del 95% dei pazienti che le hanno sottoposto. I professionisti infatti sono più propensi a prescrivere farmaci, sia come unico trattamento che uniti alla psicoterapia.
Lo studio afferma anche che ChatGpt mostra un comportamento più imparziale verso i pazienti rispetto ai medici in carne e ossa. Per un algoritmo è difficile avere pregiudizi di qualsiasi tipo e di conseguenza la terapia non sarà influenzata dalle impressioni soggettive che può avere un medico.
Questo non significa che l’intelligenza artificiale potrebbe arrivare a sostituire la figura del medico di base ma sarebbe un supporto utile. Se impiegata nel modo corretto infatti potrebbe migliorare il primo contatto tra medico e paziente almeno per le cure primarie.