La dipendenza da Internet non è un fenomeno da sottovalutare, in particolare in Italia. I centri esistenti per combatterla sono più di 100.
Il primo che definì l’Internet Addiction Disorder (IAD) fu uno psichiatra americano di nome Ivan Goldberg nel 1995. Quasi trent’anni fa quindi già si manifestavano i primi casi di dipendenza da Internet e non esistevano ancora i social come TikTok o Youtube. Si tratta di una condizione dove i soggetti se sprovvisti di connessione diventano irritabili, ansiosi e tesi come in crisi di astinenza.
Tra le forme in cui si può manifestare questa dipendenza una delle più comuni è legata all’utilizzo dei videogiochi online. In particolare per i giovanissimi, ma ci sono anche casi che riguardano degli adulti che ricorrono al gioco d’azzardo sul web. Un’altra forma IAD invece porta ad assuefarsi a Internet per comunicare instaurando diverse relazioni per via virtuale.
Un segnale allarmante per riconoscere chi è legato alla rete come ad una droga parte dalla negazione della realtà. Di fronte alle domande di amici e parenti preoccupati chi è dipendente da Internet tende a mentire sul tempo effettivo che trascorre online. A livello fisico si può notare un’alterazione del ritmo del sonno e a livello caratteriale variazioni repentine dell’umore.
In Italia i casi riguardano soprattutto ragazzi di età compresa fra i 15 e i 18 anni e sono circa 3.600. Il 75% di questi giovani pazienti sono di sesso maschile e il 96% di loro riceve la diagnosi dopo un colloquio clinico richiesto dai genitori. Per trattare la dipendenza almeno non mancano le risorse: esistono ben 102 centri dedicati, di cui 38 si trovano nella regione Lombardia.
All’interno di queste strutture specializzate ci sono 3.667 ragazzi e ragazze sotto la tutela di professionisti quali psicoterapeuti medici psichiatri ed educatori. Il trattamento prevalente proposto ai giovani pazienti prevede un intervento di sostegno psicologico sia al ragazzo che alla famiglia. Creare in casa un ambiente funzionale è fondamentale perché la terapia funzioni.
Gli psicoterapeuti prevedono quindi sessioni individuali e di gruppo con i familiari stretti perché imparino a sostenere i figli nella disintossicazione dalla rete. Il paziente impara a sostituire gradualmente l’utilizzo di Internet con altre attività o interessi. Per iniziare il percorso serve però una condizione: che il giovane ammetta la propria dipendenza.
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