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RAM virtuale, serve davvero? Ecco come funziona e perché in molti la disattivano

La cosiddetta RAM virtuale ha iniziato il suo percorso di vita come elemento accessorio di una serie di smartphone estremamente costosi per poi essere distribuita anche sui device un po’ meno prestanti: ma che cos’è?

Il termine RAM viene utilizzato in informatica in contrapposizione spesso con ROM. La RAM è la cosiddetta memoria volatile, ovvero quello spazio in cui il sistema operativo parcheggia quello su cui sta lavorando al momento.

Android e RAM virtuale, cosa fa – tecnozoom.it

La ROM è invece la memoria su cui vengono archiviati i dati e i file. Essendo gli smartphone ormai del tutto simili ai PC, sono anch’essi dotati di RAM e ROM. A differenza però dei PC è più difficile aumentare la RAM o la ROM di uno smartphone.

Ed è qui che è iniziato il viaggio della cosiddetta RAM virtuale, che si trova su molti device con sistema operativo Android. Si trova su Android semplicemente perché Android sfrutta Java come codice di programmazione è da quindi bisogno della cosiddetta Java Virtual Machine (che occupa spazio). Ma che differenza c’è tra quella classica e quella virtuale?

Il tuo smartphone Android ha la RAM virtuale, che puoi farci?

Chiarito, anche se rapidamente, perché sugli Android c’è sempre più RAM rispetto ai corrispettivi Apple veniamo alla domanda che tanti si pongono: perché lo smartphone, oltre alla RAM tradizionale ha anche una funzione di RAM virtuale? La risposta più semplice è che serve tutto lo spazio che si può avere. Se c’è più RAM a disposizione Android lavora meglio.

RAM virtuale, perchè Android ce l’ha? – tecnozoom.it

Ma per avere a disposizione quella RAM in più il sistema operativo rosicchia parte della memoria interna del telefono, proprio quella memoria ROM che è la memoria a lungo termine. Permettere al sistema operativo di sfruttare la RAM virtuale significa permettere al device di poter gestire più file e più app aperte contemporaneamente di quelle che sarebbe in grado di gestire con la sola RAM con cui è uscito di fabbrica. Di certo si tratta di un escamotage che funziona ma che ha dei limiti.

Non è infatti consigliato tentare di utilizzarla per migliorare le prestazioni con app particolarmente pesanti e che hanno richieste importanti. Se ti trovi per le mani con uno smartphone per esempio di fascia bassa, che magari ha solo 2 GB di RAM, passare a quella virtuale non ti aiuterà mentre invece potrebbe essere interessante aggiungere una microSD e, sfruttando l’accesso root, trasformare quella microSD in una RAM aggiuntiva.

Ma anche nel caso di uno smartphone in cui è possibile gestire la RAM virtuale e fisica le prestazioni non migliorano sensibilmente, soprattutto perché la memoria virtuale lavora ad una velocità inferiore rispetto a quella fisica e anzi c’è il rischio di peggiorare nel tempo la durata della batteria perché, con la possibilità di tenere aperte più app prima che lo smartphone vada in sciopero, potresti farlo lavorare eccessivamente.

La maggior parte dei produttori di smartphone Android hanno reso la RAM virtuale opzionale ma non del tutto eliminabile quindi l’unica cosa che puoi fare davvero, oltre a una sana igiene digitale, è ridurre al minino la RAM virtuale.

Valeria Poropat

Sono Valeria e adoro la tecnologia e la parola scritta. Dopo la maturità classica ho studiato lingue presso La Sapienza di Roma e sono specializzata in traduzione e transcreazione. A un anno e mezzo ho incontrato un Commdore 64 e a otto anni ho deciso che avrei fatto la giornalista. Alla fine, ho trovato il modo di mettere tutto insieme e ho scoperto nel mondo dell'informazione tech il mio ambiente naturale. Mi occupo di tutto ciò che è tecnologia, con una predilezione per i videogiochi e le innovazioni che sono in grado di migliorarci la vita.

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