Attenzione spioni, in alcuni casi ficcanasare nella sfera privata altrui può far correre seri guai con la legge. Quando spiare diventa reato.
Si parla tanto di privacy oggi e si moltiplicano le leggi per difenderla dalle intrusioni. Un segnale che gli occhi indiscreti forse non sono mai stati tanto attenti a farsi gli affari nostri. Sono tanti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia che permettono di intrufolarsi nella sfera privata altrui. Spesso però si dimentica che la legge punisce chi sconfina oltre i limiti del consentito.
Ma quand’è che spiare qualcuno diventa reato e rischia di procurarci una querela con tanto di richiesta di risarcimento? Cerchiamo di capirlo. Se origlio, ad esempio, faccio reato? No, se lo facciamo con le nostre orecchie, senza oltrepassare i naturali limiti del nostro padiglione auricolare. Spetta a chi non vuol essere origliato adottare le adeguate contromisure per difendersi dai curiosi.
Non costituisce reato il classico posizionamento dell’orecchio sulla parete per origliare nella stanza vicina. Ma lo diventerebbe senz’altro se usassimo invece qualche apparecchio tecnologico (cimici, telecamere nascoste, registratore, perfino lo stetoscopio medico).
Quando spiare diventa un reato punito dalla legge
Anche pedinare non è reato se la persona pedinata non si accorge di esserlo e il pedinamento non si spinge fino all’interno a casa sua (in questo caso scatterebbe il reato di violazione di domicilio). E non lo è nemmeno guardare dalla finestra: non è reato, sempre che non si usino strumenti capaci di prolungare la visuale (come cannocchiali, binocoli o lenti d’ingrandimento). Diverso sarebbe il discorso se l’aspirante spione si arrampicasse impropriamente su alberi, pali della luce, ecc.
La legge permette anche di posizionare una telecamera di videosorveglianza sulla porta di casa nostra, purché la visuale non copra le parti comuni dell’edificio (scale, pianerottolo). Questo a meno che lo spazio non sia così esiguo da non permettere di tutelare altrimenti la nostra proprietà (per esempio nel caso di un pianerottolo molto ristretto). Violando queste regole cadiamo nel reato di interferenze illecite nella vita privata.
Quanto alle conversazioni telefoniche, condizione imprescindibile per registrarle è essere uno dei partecipanti alla conversazione. Compiamo reato se la registriamo da terzi e anche se soltanto uno dei partecipanti è ignaro del fatto di essere ascoltato. Facciamo reato, per esempio, se un amico mette il vivavoce a una sua chiamata e noi registriamo l’audio.
Attenzione anche a quest’altra condizione da rispettare: la persona registrata non deve trovarsi a casa propria, nella sua macchina, nel suo ufficio (o studio privato). Registrare è lecito solo se si trova in un altro luogo (pubblico, accessibile al pubblico o privato). Anche in questo caso violando le regole rischiamo di vederci accusare di interferenze illecite.
È sicuramente reato (di accesso abusivo a sistema informatico) spiare il computer di una terza persona, magari installandogli un software spia. Infrangiamo la legge anche usando le credenziali per accedere a un social network o una posta elettronica acquisite in maniera legale e col consenso dell’interessato quanto è passato del tempo dal momento dell’autorizzazione all’accesso.
Stesso discorso se inseriamo una spia allo scopo di intercettare le conversazioni sul telefonino di un altro. Idem se pediniamo qualcuno servendoci del GPS.