Uno studio di quattro anni sui social media e i servizi streaming video ha rivelato dei risultanti inquietanti in merito alla raccolta dati.
Quanto tenete alla vostra privacy? Ben poco se siete assidui frequentatori di social media e piattaforme streaming. È incredibile la quantità di dati sugli utenti che le aziende raccolgono e sfruttano per i loro interessi. Dov’è la tutela delle informazioni personali tanto decantata? Manca, anche per i minorenni.
Il diritto alla riservatezza e alla protezione dei dati personali è riconosciuto come fondamentale nella Carta Europea dei diritti dell’uomo ed è anche costituzionalizzato dal Trattato di Lisbona. Ciò non toglie che metterlo in atto sia oggi molto complesso a causa delle nuove tecnologie di comunicazione. Le connessioni mobili, i social, le piattaforma streaming sono nemici della privacy più di quanto possiamo ipotizzare.
L’immersione della società digitale avrà anche dei vantaggi pratici nella vita di ogni giorno ma nello stesso ci tramuta in identità digitali alla mercè di chiunque. Inutile dire che non si accettano i cookie e si fa attenzione alla protezione della privacy quando si postano foto, si inviano commenti, si danno informazioni volontariamente senza nemmeno accorgersi del danno che si apporta all’immagine personale.
Lo studio che fa riflettere, niente privacy sui social e piattaforme streaming
Il report ha evidenziato come le aziende hanno a disposizione una vasta gamma di informazioni sugli utenti che vengono sfruttate per incrementare i profitti. La Federal Trade Commission ha chiesto a nove aziende importanti tra le quali anche Amazon, Facebook e YouTube di dare informazioni sull’acquisizione e l’uso dei dati personali e demografici dei fruitori. Ebbene, lo studio ha rivelato una sorveglianza di massa che permette alle società guadagni miliardari solo raccogliendo i dati personali di chi usa social e servizi streaming.
Le pratiche riscontrate sono veramente inquietanti. Ciò che deve spaventare è che le aziende non cancellano mai i dati degli utenti, li sfruttano per pubblicità mirate e utilizzano anche tecnologie di tracciamento invasive. Il fatto peggiore, poi, è che noi utenti non possiamo in alcun modo impedire che i nostri dati personali vengano usati. Dato ancora più inquietante, secondo la FTC non esistono misure adeguate per la protezione dei minori. Registrarsi con una falsa età è semplice per bambini e ragazzi mancando un adeguato sistema di verifica dell’età e i loro account verranno associati ad un adulto. Qual è la conclusione? L’autoregolamentazione non è sufficiente a garantire la giusta privacy. Da qui la richiesta della FTC di una regolamentazione più specifica.