C’è un motivo ben preciso se ogni pochi minuti sentiamo il bisogno di accendere lo schermo del nostro smartphone.
La dipendenza dal proprio smartphone è una condizione di cui sempre più persone si rendono conto. Non importa se ci si ritrova beatamente in pace sul divano a guardare un film, intorno a un tavolo a chiacchierare con gli amici o nel mezzo di una rilassante passeggiata: a intervalli regolari la maggior parte delle persone prenderà in mano il telefono e controllerà le notifiche presenti. E se non ce ne sono, sbloccherà il dispositivo e aprirà una delle app preferite.
Basta dare uno sguardo alle persone che camminano per le nostre città: nessuno alza lo sguardo mentre attraversa la strada. La maggior parte delle persone è troppo impegnata a rispondere ai messaggi di testo o a navigare sui social media per prestare attenzione all’ambiente circostante.
Ma nonostante questo sfidi ogni logica (anche quelle della sicurezza), continuiamo a comportarci in questo modo in ogni momento. Ed è una questione a cui gli esperti di tutto il mondo stanno cercando di trovare una risposta.
La London School of Economics and Political Science ha recentemente pubblicato i risultati di un studio su Science Direct, in cui si indagano i motivi per cui molti di noi controllano in modo quasi ossessivo il proprio smartphone. I ricercatori hanno concluso che la maggior parte di noi prende in mano il dispositivo principalmente non in risposta a chiamate, messaggi o notifiche, ma totalmente senza motivo. “È un gesto automatico, come accendersi una sigaretta per un fumatore“, spiegano i ricercatori.
Secondo la redazione di PsychCentral, un rinomato portale d’informazione americano che si occupa di psicologia e società, il motivo per cui sviluppiamo una dipendenza dal telefono (e la manteniamo anche quando ce ne rendiamo conto) è dovuta quello che in psicologia si definisce “condizionamento operante“. Questa teoria afferma che ciò che facciamo dipende dalle ricompense o dalle punizioni associate a un’azione.
Tuttavia, afferma anche che se si vuole addestrare un animale a fare qualcosa, premiarlo costantemente non è il modo migliore per farlo. Al contrario, è più efficace dare all’animale una ricompensa solo a volte, sporadicamente, e a intervalli casuali (in termini tecnici si parla di “rinforzo intermittente“).
Ad esempio, quando aggiorniamo la casella di posta, a volte (ma non sempre) troviamo un nuovo messaggio. Non sappiamo mai con certezza quando arriverà un nuovo messaggio (la ricompensa), quindi l’abitudine di controllare il telefono continuamente si rinforza sempre di più nel tempo. Lo stesso vale per nuove notifiche o aggiornamenti sui social media: meno ne troviamo e più controlliamo.
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