Curare la cecità può essere finalmente possibile, grazie al supporto della tecnologia, ora è possibile farlo attraverso un chip.
Tecnologia e ricerca scientifica hanno notevolmente migliorato la nostra quotidianità, anzi sono diventati talmente parte integrante delle nostre giornate da non ricordarci come era la nostra vita prima del loro avvento. Pensare che la loro combinazione possa aiutare a risolvere un problema che può essere debilitante e causa di discriminazioni come la cecità sembra essere davvero impossibile anche solo da credere, invece è così.
Non è detto che si tratti di un disturbo di cui si può soffrire sin dall’infanzia, a volte può subentrare con il tempo, proprio per questo non sottovalutare eventuali segnali che possono emergere e sottoporsi a una visita diventa determinante. In genere le cause che possono provocarla sono diverse, dalla cataratta (perdita di trasparenza di una lente naturale all’interno dell’occhio) che compare in genere dai 60 anni in su, al glaucoma. Non si devono però trascurare anche malattie infettive quali il tracoma e l’oncocerchiasi (malattia cronica, lentamente progressiva causata da un verme parassita e diffusa dalla puntura di un insetto).
Arrendersi alla cecità è sbagliato, non lo si dovrebbe fare nemmeno se questa può essere un problema che può emergere con il trascorrere degli anni. In questi casi, oltre ai traumi tra le cause possono esserci la retinopatia diabetica, il distacco di retina e malattie vascolari che coinvolgono la retina o il nervo ottico.
La ricerca scientifica non si è però mai fermata nemmeno in questo ambito, per questo ora sta diventando possibile provare a curarla. Chi ne soffre può provare le potenzialità dell’impianto sperimentale per il ripristino della vista, denominato Blindsight, creato da Neuralink, la startup di Elon Musk specializzata in interfacce cervello-computer,
I malati che vogliono provarlo subiranno l’impianto di una matrice di microelettrodi direttamente nella corteccia visiva del cervello, in grado di attivare i neuroni i basandosi sull’input di una telecamera esterna, producendo un’immagine visiva. Sulla base delle intenzioni di chi lo ha ideato, sarebbe possibile creare una forma di visione artificiale anche per chi non è mai riuscito a vedere ed è affetto da cecità sin dalla nascita.
Musk è entusiasta, per questo non ha esitato a parlarne nel suo profilo X, sottolineando che questa svolta “permetterà anche a coloro che hanno perso entrambi gli occhi e il nervo ottico di vedere”. Chi lavora presso l’azienda, però, come è giusto che sia, ha preferito essere cauto in merito ai tempi per i trial umani.
Generalizzare sulla sua efficacia potrebbe essere un errore. Si è infatti sottolineato quanto i problemi possano essere maggiore per chi è nato cieco, in questo caso, infatti, i percorsi cerebrali per elaborare le informazioni visive potrebbero non essersi mai formati completamente. Non è detto quindi che questa “invenzione” possa permettere di rielaborare tutti i segnali visivi necessari per recuperare la vista.
C’è però un aspetto che è importante sottolineare e che conferma quanto questo lavoro possa essere considerato positivo. Blindisght ha da poco ottenuto la designazione di “dispositivo innovativo” dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense, riconoscimento che non viene concesso così facilmente. La strada da percorrere per ottenere qualcosa di efficace al 100% potrebbe quindi essere ancora lunga, ma quanto fatto fino a qui non può che essere significativo.
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