Sentirsi particolarmente stanchi dopo una giornata su Zoom non è frutto della tua immaginazione: la fatica delle videoconferenze è reale.
Il lavoro da casa è una realtà diventata sempre più comune nell’era post-pandemica e ha portato con sé nuove sfide e dinamiche. Se da una parte offre flessibilità e comfort che molti lavoratori apprezzano, dall’altra nasconde anche aspetti meno positivi. Uno dei più dibattuti è l’isolamento sociale a cui queste persone vanno incontro, trascorrendo spesso intere giornate chiusi nella propria stanza senza interagire con nessuna persona reale.
Spesso, questi lavoratori hanno anche difficoltà a stabilire il giusto equilibrio tra vita privata e lavorativa, perché il lavoro permea ogni singolo momento della propria giornata, a partire dai primi minuti seguenti al risveglio.
Senza una routine di lavoro stabilita e l’ambiente strutturato di un ufficio, alcuni possono trovare difficile mantenere la disciplina e la produttività. Molti esperti stanno indagando quali siano i fattori specifici che mettono a rischio la salute mentale di questi professionisti ed è emerso che uno dei principali motivi di stress sono le famigerate video-riunioni.
Sono più stressanti le videoconferenze o le riunioni in presenza? La risposta non è così scontata
In un mondo dove le videoconferenze sono diventate la norma, molti professionisti si ritrovano a fronteggiare una nuova forma di stress. Nel mondo della psicologia viene chiamata “videoconferencing fatigue” (VFC), un termine coniato per descrivere la stanchezza e l’esaurimento nervoso legati all’uso eccessivo di piattaforme come Zoom, Teams o Webex.
“Evidenze raccolte da lavoratori di tutto il mondo indicano che la VCF è un problema serio“, hanno scritto gli autori di uno studio pubblicato su Scientific Reports, una rivista edita da Nature Reports. Per determinare gli effetti sul cervello causati da ore di videoconferenze, il team ha misurato l’attività elettrica nei cervelli di 35 studenti universitari.
Questi hanno assistito a una lezione di 50 minuti mentre erano collegati a un elettroencefalogramma (EEG). Ad un altro gruppo è stato chiesto di guardare lo stesso contenuto dal vivo. I ricercatori hanno anche calcolato gli effetti sulla frequenza cardiaca per entrambi i gruppi, prima e dopo le sessioni di videoconferenza. E i dati raccolti hanno rivelato una grande sorpresa.
Coloro che hanno assistito alla lezione dal vivo hanno riferito di sentirsi più vivaci, felici e attivi e meno stanchi, assonnati e stufi rispetto ai loro compagni online. Anche i dati cardiaci indicavano una maggiore stanchezza tra coloro che guardavano la lezione online, suggerendo che anche la versione video influenzava i sistemi nervosi.
“Una grande implicazione del nostro studio è che le videoconferenze dovrebbero essere considerate come un possibile complemento all’interazione faccia a faccia, ma non come un sostituto“, hanno concluso gli autori, che hanno comunque sottolineato le limitazioni di un esperimento simile e la necessità di ulteriori ricerche.