La pellicola nel corso del tempo è entrata nel mito, Marco Ponti (forse inconsciamente) ha dipinto un ritratto fedele di quegli anni.
Era il 2001 quando dietro la macchina da presa, alla sua opera prima, esordiva Marco Ponti. Un debutto che difficilmente dimenticherà, visto che Santa Maradona è diventato uno dei film cult di quel periodo.
Il cinema italiano stava vivendo una vera e propria rinascita, con i grandi festival internazionali che tornavano a interessarsi di quello che accadeva in sala nel nostro Paese. Uscirono capolavori come La stanza del figlio di Nanni Moretti, L’ultimo bacio di Gabriele Muccino, Le fate ignoranti di Ferzan Özpetek ma anche L’uomo in più di Paolo Sorrentino.
In questo momento d’oro della settima arte in Italia, la vicenda di Andrea, Bart, Dolores e Lucia potrebbe sembrare una mosca bianca all’apparenza. Eppure un’intera generazione finì per immedesimarsi con i personaggi, che gli attori riuscirono a interpretare abilmente valorizzando una sceneggiatura praticamente inattaccabile. Non a caso Libero De Rienzo riuscì ad aggiudicarsi il David di Donatello come miglior attore non protagonista – oltre al David per miglior regista esordiente assegnato allo stesso Ponti.
L’inserimento nel catalogo Netflix del film d’esordio di Marco Ponti, è l’occasione giusta per chi volesse recuperare Santa Maradona – il titolo viene dall’omonimo brano dei Mano Negra. Una pellicola che non può non finire nella lista di cinefili e non solo, considerato lo spessore assoluto dell’opera. A partire, appunto, dall’incredibile interpretazione sfoggiata dagli attori sul set. Quella di Libero De Rienzo, che interpreta Bart, ma anche quelle di Stefano Accorsi (Andrea Straniero), di Anita Caprioli nei panni di Dolores Angeli e di Mandala Tayde in quelli di Lucia.
Non solo, però, perché tra i pregi di un’opera che indubbiamente ha segnato un’epoca c’è anche quello di aver ritratto alla perfezione la Torino dei primi anni 2000. La scelta fu particolarmente azzeccata, donando lustro a una città che in quell’epoca faceva respirare aria d’Europa – forse di più rispetto per esempio a Roma o a Milano. Il connubio con la colonna sonora è infine indimenticabile: per l’occasione furono scelti i Motel Connection, il progetto parallelo formato dai componenti dei Subsonica.
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