«Ci vorrebbe un amico», cantava Venditti. Per averlo adesso basterà scaricarsi un’app. Saranno così le amicizie del futuro?
Finora avevamo visto qualcosa di simile solo al cinema. Come in «Her» (Lei in italiano), il film del 2013 di Spike Lee dove Joaquin Phoenix interpreta Theodore Twombly, un uomo solo e introverso che, in procinto di separarsi dalla moglie, trova un’amica e una confidente in “OS 1”, un sistema operativo basato su un’intelligenza artificiale dotata di una voce (nel film è quella di Scarlett Johansson) che si fa chiamare «Samantha».
Il problema è che tra l’amica virtuale e il suo interlocutore umano cominciano a stabilirsi rapporti a dir poco ambigui, a cominciare dai sentimenti di possessività tipici della gelosia. Samantha infatti comincia a “interfacciarsi” anche con altri sistemi operativi facendo ingelosire Theodore che alla fine viene “abbandonato” dalla sua amica virtuale (e non è l’unico a essere sconvolto).
Una storia che mostra chatbot e umani in competizione anche in campo sentimentale e che sembra allargare alle macchine quell’«estensione del dominio della lotta» paventata nei romanzi di Michel Houellebecq. Uno scenario come quello di «Her» rischia di diventare profetico rivelandosi sempre più reale e sempre meno teorico grazie alla prossima novità in arrivo da Instagram, come ha scoperto l’esperto di tecnologia e programmazione Alessandro Paluzzi.
Amici virtuali: basterà un’app per crearli
Già, perché la piattaforma di Meta a quanto pare sta testando una nuova funzionalità che permetterà ai suoi utenti di creare un amico virtuale interno a Instagram. Qualcosa di simile a un avatar potenziato dall’intelligenza artificiale e col quale potremo interagire e confidarci, domandandogli ogni genere di informazione (un po’ come con gli assistenti personali domestici tipo Alexa o Siri).
Gli utenti di Instagram potranno scegliere le caratteristiche del loro amico virtuale (o immaginario se vogliamo), dall’aspetto alla personalità. In pratica sarà un chatbot intelligente a disposizione all’interno dei messaggi diretti dall’app e in altre sezioni col quale potremo colloquiare (forse anche in modalità audiovisiva).
Come detto, dovrebbe essere possibile attribuire una serie di caratteristiche al nostro amico virtuale. A cominciare dal sesso e dalle origini (più o meno come i ricordi artificiali dei replicanti di Blade Runner), passando per la personalità, le passioni e gli interessi. La piattaforma di Meta starebbe lavorando, insomma, alla creazione di un “amico su misura” da trovare all’interno dei social media.
C’è chi ha ipotizzato che un progetto come questo non nasca anche dalla preoccupazione per la salute degli utenti, specialmente i più giovani, sempre più a rischio di solitudine. Un‘app (o meglio un chatbot) per amico dunque? Viene da chiedersi invece se interagire con “amici virtuali” di cui siamo i “designer” non possa al contrario far aumentare il senso di solitudine facendoci rapportare con quelle che in definitiva non sono altro che proiezioni narcisistiche di noi stessi.
Come sarà possibile diventare “amici per la pelle” di un’intelligenza artificiale? Senza contare il rischio di cominciare a interagire con i chatbot come se fossero persone umane reali. Come avviene appunto in «Her».